Basilica dei SS Giovanni e Paolo



Facciata della Basilica dei Santi Giovanni
e Paolo

Foto:Francesco Gasparetti-Alcuni diritti riservati

Più conosciuta come San Zanipolo, la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo concorre con quella di Santa Maria Gloriosa dei Frari per il titolo di più imponente tempo gotico di Venzia. A causa del gran numero di dogi veneziani e altre importanti personaggi qui sepolti, viene anche considerata il Pantheon di Venezia.

Eretta nell'omonimo campo, nel sestiere di Castello, i primi lavori iniziarono nella prima metà del XIII secolo a seguito, secondo la leggenda, di una visione del doge Jacopo Tiepolo, che donò nel 1234 l'oratorio di San Daniele ai frati domenicani.

La prima chiesa, dedicata ai martiri romani Giovanni e Paolo, rimasse ben presto insufficiente come dimensioni per i frati domenicani, che decisero un ampliamento. Il cantiere fu chiuso nel 1343, ma i lavori di abbellimento durarono ancora quasi un secolo: il 14 novembre 1430, la chiesa fu solennemente consacrata. Da allora fu continuamente arricchita di monumenti sepolcrali, dipinti e sculture opera dei maggiori artisti veneziani, finché nel 1806, in piena età napoleonica, i domenicani vengono allontanati dal loro convento, trasformato in ospedale, e la chiesa viene privata di numerose opere d'arte. Nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1867 un incendio brucia completamente la cappella del Rosario, insieme ai dipinti che vi erano conservati. Il restauro di questa cappella si conclude nel 1959.

Tra le opere d'arte più importanti all'interno della basilica si trova un grandioso polittico (1464) di Giovanni Bellini in nove scomparti, così come le tombe di diversi dogi, tra cui spiccano quelle realizzata da Pietro Lombardo per Andrea Vendramin, Pietro Mocenigo e Nicolò Marcello.

La chiesa si presenta con un'altissima facciata tripartita, aperta da un rosone centrale e da due occhi laterali. La parte bassa è caratterizzata da sei nicchioni gotici, che custodiscono alcuni sepolcri, e dal grande portale, ornato da sei colonne di marmo proconnesio qui trasportate nel 1459. Autori dell'opera sono Bartolomeo Bon fino ai capitelli, il maestro Domenico Fiorentino per il fregio, e magister Luce per la parte sommitale. In alto, la facciata è coronata da tre edicole con santi domenicani: San Tommaso d'Aquino, San Domenico e San Pietro Martire. Sul fianco che prospetta sul campo si addossano vari edifici e cappelle. Sul retro si può ammirare il complesso delle absidi, aperto da slanciatissime finestrature gotiche, tra le più alte espressioni del tardogotico veneziano. La cupola a doppia calotta (altezza interna: 41 m; altezza esterna 55m) fu aggiunta alla fine del '400.

La pianta è a croce latina con transetto e tre navate suddivise da enormi colonne cilindriche (eccettuate la quarta a sinistra e a destra, che sono pilastri formati dall'unione di tre colonne cilindriche molto sottili). Le altissime volte gotiche sono collegate da tiranti lignei. Le dimensioni sono veramente grandiose: 101,60 di lunghezza, 45,80 di larghezza nel transetto, 32.20 di altezza. Alle pareti delle navate sono addossati numerosi monumenti, e a destra si aprono cappelle. Anche sul transetto si affacciano due cappelle per lato, che affiancano il presbiterio. Fino al '600 la navata maggiore era divisa trasversalmente in due parti (come avviene ancora oggi nella Basilica dei Frari) dal coro dei frati, che fu demolito per dare spazio alle solenni celebrazioni che si svolgevano in questa chiesa, per esempio i funerali dei dogi. Unico avanzo di questa monumentale struttura sono i due altari (di Santa Caterina da Siena e di San Giuseppe) che si trovano all'incrocio tra la navata e il transetto, rispettivamente a destra e a sinistra.