Arsenale di Venezia



Torre del Arsenale
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Legato al periodo più florido della vita della Serenissima e cuore della potente industria navale veneziana, l'Arsenale fu uno dei motori della grandezza di Venezia. Infatti, grazie alle imponenti navi qui costruite, Venezia riuscì a contrastare i Turchi nel Mar Egeo ed a conquistare molte rotte commerciali. Attualmente é utilizzata una piccola parte, come una delle sedi espositive della Biennale di Venezia.

L'imponente Arsenale di Venezia, che può considerarsi la prima fabbrica al mondo, occupava una superficie di 46 ettari e impiegava, nei periodi di piena attività produttiva, la quota media giornaliera di 1500-2000 lavoratori (detti Arsenalotti), con un picco di 4500-5000 iscritti al Libro delle maestranze). Cioè, tra il 2% e il 5% dell'intera popolazione cittadina dell'epoca.

Non esiste, per l'Arsenale di Venezia, una precisa data di fondazione: la notizia che lo volle fondato ai primi del XII secolo, nel 1104, dal doge Ordelafo Faliero, è derivata da una falsa medaglia commemorativa realizzata nel XIX secolo.

L'ubicazione dell'area, compresa tra le zone conventuali di San Pietro di Castello e la Parrocchia di Chiesa di San Giovanni in Bragora (Darsena Vecchia), fu decisa sia per motivi strategici (difesa contro eventuali attacchi nemici) che logistici (qui si trovava il punto di arrivo del legname proveniente dal Cadore). Il primo nucleo, documentabile fin dagli inizi del XIII secolo, è costituito da due file di squeri ai lati della Darsena Vecchia. Vi si può accedere dal Bacino di San Marco solo attraverso uno stretto canale.

All'inizio del Trecento, in seguito alle aumentate esigenze navali della città, fu aggiunto il "Lago di S. Daniele" (annesso all'omonimo monastero) e costruito l'Arsenale Nuovo (la Darsena Nuova), raggiungendo così un'estensione di 138.600 mq. In seguito fu aggiunta la Stradal Campagna sulla quale sorsero le attuali Fonderie, le Officine dei remi, le Corderie della Tana e il Reparto artiglieria.

Con la caduta di Costantinopoli (1453) e la conseguente minaccia turca nel Mediterraneo, vennero erette la monumentale porta di terra, che alludeva al ruolo di Venezia quale baluardo della cristianità, e le due torri che affiancano la porta ad acqua, poi ricostruite nel Seicento. Il portale d'ingresso di terra fu costruito sulla base degli archi di trionfo romani, ed è il primo esempio di arte rinascimentale nella città.



Ingresso al Arsenale

A partire dal 1473 fino al 1570 è la terza grande fase di sviluppo, nella quale furono apportati gli ultimi ampliamenti, con la realizzazione di residenze esterne per i lavoratori, di forni pubblici e di magazzini per i cereali (la Darsena Nuovissima) e delle Galeazze, il che portò l'Arsenale a coprire una superficie di quasi 24 ettari. Di particolare interesse per i suoi caratteri architettonici è lo Squero delle Gagiandre, eretto nel 1570 ed attribuito a Jacopo Sansovino.

In una nuova area, detta Tana, sorsero le corderie, dove venivano prodotte a livello industriale le funi navali, bene prezioso nell'antichità, al più basso costo possibile, con il vantaggio di rimanere indipendenti da terzi in caso di guerra. La materia prima (la canapa, usata anche per la calafatura degli scafi) proveniva prevalentemente dalla foce del fiume Don, sul Mar d'Azov, dove i Veneziani avevano stretto importanti accordi commerciali. Il sistema garantiva l'assenza di scarti: le corde uscivano dalla corderia attraverso dei fori, per poi essere tagliate della misura richiesta, anziché essere confezionate in lunghezze standard. Ciò garantiva un buon risparmio alla Repubblica e contemporaneamente consentiva di vendere alle navi straniere in transito le funi ad un prezzo inferiore a quello dei concorrenti.

In questi tre secoli, sempre circondato da un alone di segretezza, l'Arsenale produsse le galee e le grandi galeazze, che determinarono la vittoria della cristianità nella Battaglia di Lepanto del 1571, e divenne il fulcro dello sviluppo veneziano.

Nel periodo della prima occupazione francese (1797-1798), Napoleone mise fuori uso tutte le navi presenti nell'Arsenale, tranne quelle che avrebbero preso parte alla guerra assieme alla flotta francese, e licenziò tutti i 2000 arsenalotti; abolì inoltre ogni distinzione tra marina mercantile e marina da guerra. I napoleonici poi mutarono radicalmente l'organizzazione dell'Arsenale, perché ormai difficilmente agibile, e aprirono il canale di Porta Nuova affiancandovi la torre omonima.

L'Arsenale fu in parte riassestato tra il 1798 ed il 1806, durante il primo governo austriaco. Il successivo governo francese apportò alcune modifiche sul piano strutturale, per rimetterlo in attività e nell'ottica di aumentarne la produttività.

Il quarto e ultimo grande sviluppo si colloca però tra il 1876 e il 1909. L'Italia voleva riproporre l'Arsenale come importante base navale nell'alto Adriatico e vi aggiunse l'area nuova del piazzale dei Bacini e le aree vecchie dei tre conventi soppressi di S. Daniele, delle Vergini e della Celestia. A seguito di vari progetti per consentire il movimento delle navi, furono scavate le strutture preesistenti fra la Darsena Nuova e la Nuovissima realizzando, al loro posto, l'attuale Darsena Grande. Contemporaneamente, per evitare la sommersione, il livello del terreno fu leggermente elevato (di circa 70 cm).

Negli anni successivi l'Arsenale si avviò ad un lento declino, ormai incapace di soddisfare le enormi esigenze delle moderne forze navali, fino al suo parziale abbandono. In anni recenti si è comunque cercato di ridare importanza all'Arsenale, inserendovi alcune attività culturali e ponendo il problema del suo recupero, che in ogni caso risulta problematico data la vastità dell'area.