Introduzione
In Italia l'onomastica ha una antica tradizione, tuttavia manca uno studio sistematico sui cognomi italiani. Ciò è dovuto soprattutto all'onerosità di affrontare uno studio di questo genere che comporta, come lavoro preliminare la raccolta, l'ordinamento, la selezione di una ingente massa di dati, i cognomi, quindi la definizione della loro distribuzione geografica, della loro frequenza, e infine la loro interpretazione etimologica, linguistica e storico - culturale. Studi particolari e settoriali esistono ma non sono numerosi e restano difficilmente confrontabili fra loro.
Come opere di insieme vanno ricordati gli studi condotti da De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Milano, 1978; I cognomi italiani, Bologna, 1980; G. D. Serra, Per la storia del cognome italiano: I e II "Dacoromania", II 1924 e IV 1926, III "Rivista Filologica"; L. Cibrario, Dell'origine dei cognomi italiani, "Bollettino dell'istituto storico italiano", 1860.
Tradizionalmente la fissazione dei cognomi, più tarda rispetto a quelle dei nomi, è datata tra la fine del Medio Evo e l'età moderna e la scelta di una denominazione è ritenuta non legata a motivazioni individuali o familiari collegate con i diversi contenuti linguistici o etnici, ma a fattori sociali, cioè meccanismi della collettività.
Non è però possibile parlare di cognomi in senso moderno almeno sino a quando la nascita e l'affermazione di istituzioni e procedure amministrative non hanno comportato e sancito per legge l'obbligo dell'immutabilità del cognome.
La questione storica sui cognomi è dunque complessa soprattutto in ragione del fatto che è necessario distinguere le regioni una dall'altra, la città dal mondo rurale e i vari strati sociali.
La storia dei cognomi resta quindi oggetto di indagine solo per archi di tempo limitati e per gruppi sociali ristretti e ben identificati.
Bisogna in ogni caso tenere presente che una volta che questi cognomi si fissarono una delle caratteristiche fondamentali fu la loro instabilità: una delle prove di questo è il fatto che in qualsiasi lista ordinata alfabeticamente si segue la lettera del nome e non del cognome, che dunque appare essere un accessorio del nome o comunque un qualche cosa di secondario.
La prima condizione perché il cognome diventi una denominazione individuale e quindi un vero e proprio cognome personale è che cessi di avere un significato. Questo era più difficile per quei cognomi formati da un nome di professione, mestiere, o da un soprannome aggiunto al nome di persona che passava dal padre al figlio che pure non esercitava più quel mestiere, o a cui non poteva più riferirsi il soprannome.
Il sistema onomastico di denominazione delle persone utilizza il modello latino tardo e cristiano che privilegia il nome individuale utilizzando sia gli antichi cognomina, sia nomi nuovi, in particolare nomi di mestiere e attributi fisici o morali della persona. A questi si aggiungono, a partire dall'epoca barbarica, due filoni di tradizione onomastica: gli agionimi, cristiani o biblici, e i nomi di origine germanica.
Principale problema della ricerca è dunque quello dell'origine dell'uso stabile nella denominazione del cognome, e della sua formazione.
Le componenti onomastiche che confluiscono nei cognomi sono essenzialmente tre: il patronimico (o più raramente il matronimico), il toponimo che indica la residenza anagrafica e il soprannome. L'evoluzione è avvenuta in un lungo periodo di tempo e con modalità piuttosto diverse a seconda dell'ambiente sociale.
Il cognome concorre ad identificare un individuo dal punto di vista sociale, familiare e geografico ed è al medesimo tempo l'elemento che assimila e quello che distingue.
In Italia per condurre una ricerca su questo tema si parte da una serie di studi: fondamentale quello di Gaudenzi (Sulla storia dell'origine del cognome a Bologna nel XIII secolo, in Bullettino dell'Istituto storico italiano", 19, 1898), purtroppo vecchio d'un secolo. Importante nel panorama moderno è l'articolo di P. Toubert, Du nom de personne au nom de famille, in "Le structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du XI à la fin du XII siècle", Roma, 1973.
Il XII secolo è il momento in cui la famiglia si consolida e affina le sue strutture e il suo ruolo nel tessuto sociale per cui si rivela inadeguato un sistema di denominazione fondato solo sul nome individuale. I notai in particolare, preoccupati nella redazione dei documenti, di evitare ogni possibile confusione sulla identità delle persone chiamate in causa, tendono a moltiplicare i riferimenti alla discendenza paterna.
Naturalmente questo non vale dappertutto: nel catasto fiorentino del 1427, analizzato da D. Herlihy - Ch. Klapisch-Zuber (Les Toscans et leurs familles. Une étude du catasto florentin de 1427, Paris, 1978), si vede come due o trecento anni dopo la generalizzazione del sistema a due elementi: il cognome non è ereditario per la maggior parte della popolazione e la denominazione con il solo nome di battesimo sopravvive a lungo nelle campagne.
Nonostante questo caso, fermare l'inchiesta al XIII secolo trova una certa giustificazione nell'omogeneità documentaria che caratterizza il periodo: è un punto di partenza rassicurante poiché a partire dall'XI secolo esisterebbe una situazione relativamente stabile caratterizzata ancora dall'uso di un unico nome che gradualmente inizia a modificarsi, le varianti e le eccezioni a questa situazione non turbano la visione d'insieme.